Michelangelo Merisi, conosciuto come Caravaggio (dal nome del paese lombardo) è uno degli artisti che ha contribuito tanto al tesoro culturale italiano. Le sue opere stupende donano un particolare dinamismo ai soggetti rappresentati sulla tela. Anche se aveva un talento raro che meraviglia ogni amante d’arte, come tante persone importanti nella storia del mondo, era sicuramente un genio pazzo. Per conoscerlo meglio, ricordiamo in quest’articolo gli eventi più importanti della sua vita.
L’infanzia
Nacque a Milano il 29 settembre 1571; il piccolo Michelangelo Merisi fu cresciuto da sua madre chiamata Lucia Arisi, avendo altri due fratelli e una sorella. Purtroppo, per la peste bubbonica, ha perso suo padre e anche i nonni. L’ incontro con la morte dei suoi cari ha causato nella sua anima una grande tristezza. Come risultato di questa significativa situazione, nella sua infanzia ebbe problemi a causa del suo temperamento e fu difficile da educare.
Un talento distinto
Anche se non ebbe una vita senza preoccupazioni come bambino, la sua famiglia era abbastanza ricca, privilegio che gli permise di apprendere nel 1584, a soltanto 12 anni, con il maestro milanese, Simone Peterzano, e grazie a suo zio, Battista, che lo incoraggiò a fare l’artista alla bottega trovata a Milano dell’allievo del famoso Tiziano.
Il giovane artista aveva uno stile troppo manierista, mentre il grande maestro era specializzato in affreschi religiosi, essendo tanto popolari a Milano in quel tempo. Nonostante questa differenza artistica, Caravaggio imparò tante cose importanti da Peterzano come: la preparazione dei colori, diverse tecniche e come si usano diversi pennelli.
L’arcivescovo Carlo Borromeo (figura di rilievo della Controriforma) diventò profondamente interessato allo stile del talentuoso allievo. L’influenza del giovane è ovviamente osservata nei suoi dipinti; l’arcivescovo vede che la maggior parte del popolo è fatta nell’immagine del Cristo perché come Lui, la gente è povera e modesta e nei dipinti di Caravaggio traspare il modus vivendi tipico di quell’epoca. La sua abilità straordinaria fu riconosciuta da alcuni protettori, uno di questi essendo il cardinale del Monte che gli commissiona nature morte, permettendogli inoltre di alloggiare nel suo palazzo.
Un artista di belle speranze
All’età di 21 anni, senza denari e soltanto sogni da inseguire, visse a Roma dal 1592 al 1600. Tutti gli artisti venivano per tentare la loro fortuna in questa città perché Papa Clemente VIII desiderava omogeneizzare il cattolicesimo nel popolo chiedendo agli artisti scelti di fare diversi progetti: dal rinnovo delle chiese ad eseguire commissioni.
Da solo e con nessuno che lo guidasse nella cruda vita piena di diverse difficoltà sconosciute, Michelangelo Merisi ebbe dei problemi con la polizia perché questo continuava ad infrangere la legge per gli insulti verso i suoi colleghi (pittori, come lui) e i suoi litigi incessanti.
Joakim von Sandrart, un biografo del Settecento disse dell’artista che:
Gli piaceva andare in giro con i suoi giovani amici, per lo più sfacciati, spavaldi, pittori e spadaccini, che vivevano secondo il motto “nec spe, nec metu” (senza speranza, senza paura).
In questo periodo, creò le ben conosciute opere:
- Ragazzo che monda un frutto
- Ragazzo con canestro di frutta
- Bacchino malato
Nel 1597 vengono dipinte le opere per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi chiamate:
- Vocazione di San Matteo
- Martirio di San Matteo
- San Matteo e l’angelo
Caravaggio fece amicizia con il Cardinale Francesco Maria del Monte che gli assicurò tante commissioni. Infine, i suoi sforzi furono apprezzati da una persona particolarmente interessata al talento impareggiabile dell’artista.
Le opere dipinte:
- I musicisti
- Maddalena penitente
- Il riposo durante la fuga in Egitto
- Bacco
- Scudo con testa di Medusa
Queste opere gli hanno assicurato la fama nella sua comunità, anche tra le personalità importanti del tempo.
L’11 settembre 1599 ci fu l’esecuzione pubblica di Beatrice Cenci (per aver ucciso suo padre che abusò di lei sessualmente). La decapitazione commuove l’artista e, ispirato da essa, crea le sue opere famose chiamate:
- Giuditta e Oloferne
- Davide con la testa di Golia
La caduta
Purtroppo, per quanto fosse impegnato con le sue opere, il suo carattere restò problematico. L’impulso creativo non sembrava essere abbastanza da placare la sua anima oscura per il dolore sentito e non aveva nessuno con cui parlare dei suoi problemi emozionali. Dovette crescere velocemente e a causa dell’adrenalina accumulata non poté stare soltanto a dipingere perché la solitudine e la paura che egli cercò sempre di negare interferirono con la sua pace interiore.
Il fuggitivo
Una persona pericolosa, persino paranoica che portava sempre armi bianche con lui, dicendo che lui era “al servizio del cardinale Del Monte” (Riart) a quelle persone che lo fronteggiavano. Nel 1603 fu denunciato alla polizia e due anni dopo, nel 1605 fuggì a Genova dopo che questo ferì un cancelliere in tribunale. Nel 1606 accadde un tragico duello, concluso con la morte del suo avversario, Ranuccio Tomassoni di Reni.
Subito il bando capitale, la sentenza data dal papa Paolo V Borghese, promettendo una ricompensa a chiunque riuscisse a catturare ed uccidere Caravaggio. A Napoli si rifugiò nel Palazzo dei Colonna dove creò un’altra versione della Cena di Emmaus. Protetto dalle circostanze del tempo, purché stesse lontano da Roma, potè vivere senza timori.
Altre opere in questo periodo:
- Le sette opere di misericordia
- Flagellazione di Cristo
- Crocifissione di Sant’Andrea
I temi scelti in questa fase mostrano una forte colpa e il desiderio di pentirsi agli occhi di Cristo. La credenza è ritrovata nella sua sofferenza, anche il mondo è lasciato con le sue confessioni, c’è un’esigenza di perdono sulle sue tele.
La morte
Tra le sue ultime opere ricordiamo:
- Il martirio di Sant’Orsola
- Il Martirio di San Pietro
Secondo il Riarte:
Con l’aiuto di Costanza Colonna, continuava a negoziare il perdono con il cardinale Scipione Borghese.
Arrivato a Roma con i suoi dipinti, che doveva offrire al cardinale per clemenza, fu arrestato al porto di Palo di Ladispoli (vicino Roma) per ragioni sconosciute. Il pittore esce di prigione dopo poco tempo.
Nei suoi ultimi anni di vita, nessuno ha più sentito parlare di lui. La sua esistenza rimase un mistero fino alla sua morte. Secondo i registri di Sant’Erasmo, morì per la febbre a soltanto 38 anni. Non scoprì mai che il papa gli concesse il perdono chiesto.
La grande scoperta
Nel 2010, degli scienziati hanno studiato i suoi resti, scoprendo che le sue ossa hanno avuto un’alta concentrazione di piombo. La sostanza nociva trovata nelle vernici fece ammalare gli artisti, fenomeno anche conosciuto come “il morbo dei pittori”. Altri pittori che soffrirono a causa del piombo sono Francisco Goya e Vincent van Gogh.
L’eredità
L’espressione unica nei suoi dipinti mostra il suo genio artistico, i colori usati completando perfettamente i personaggi drammatici catturati sulla tela. Tra i pittori influenzati dallo stile stravagante di Caravaggio ricordiamo Rembrandt, Diego Velazquez e Theodore Gericault.
Se vuoi leggere sulla vita a Perugia nel passato, clicca qui.
Fonti: Caravaggio Caravaggio Caravaggio