Autore: Antonia Muraru
Traduzione: Chiara Mandolesi
Pubblicato nel 1975, l’opera W o il ricordo d’infanzia di Georges Perec presenta, attraverso l’alternanza del racconto autobiografico e del racconto fittizio, l’influenza del mondo reale sull’immaginazione e sulle esperienze d’infanzia dell’autore. Nel corso di quest’opera i piani della realtà e dell’immaginazione si fondono formando un nuovo universo, lontano dall’utopia. Dietro le semplici apparenze della distopia sull’isola W, si possono identificare delle somiglianze con il regime totalitario nazista e si può dunque comprendere i traumi che hanno lasciato un forte segno sull’inconscio del bambino.
Introduzione all’isola W: una società meravigliosa o inquietante ?
Immaginata dall’autore quando solo aveva tredici anni, la storia di W o il ricordo d’infanzia descrive un’isola difficile da accedere, dove vi è sempre armonia ed equilibrio in modo che le gerarchie siano ben stabilite, l’organizzazione interna è impeccabile, e la politica è ben concepita. La società isolata che vive qui adotta l’ideale olimpico come modo di vivere; gli abitanti vogliono essere sempre all’insegna dell’ideale dell’Olimpia, simbolo di forza fisica, vigore e di equilibrio psichico.
Tutti questi aspetti danno l’impressione che W o il ricordo d’infanzia ritraggano un paradiso, un mondo bucolico a cui aspiriamo. Tuttavia, analizzando più attentamente le descrizioni dell’isola, si può osservare che diventano mano a mano sempre più degradanti al punto che W si rivela essere in realtà una distopia. Peraltro si deduce che dietro l’apparente perfezione di questo universo si nascondono la crudeltà, l’assurdo, l’umiliazione e l’ineguaglianza tra gli uomini.
Una storia immaginaria nata dalla tragicità della realtà
L’alternarsi della storia dell’isola e del racconto biografico dell’autore non è casuale perché l’affresco della distopia di W o il ricordo d’infanzia è in realtà uno specchio narrativo dell’ideologia nazista che ha dato origine ad un universo concentrazionario che Perec in qualche modo ha conosciuto. Vedendo la sua famiglia ebraica distrutta dal regime politico, il bambino fu segnato a livello coscio e inconscio, senza rendersi conto che più tardi l’isola che aveva immaginato durante la sua infanzia prende poi le caratteristiche del totalitarismo in cui aveva vissuto. Se si analizza attentamente si possono infatti notare chiare somiglianze tra il funzionamento dei campi di concentramento nazisti e le leggi governanti nell’universo distopico di W.
La negazione dell’identità: dal nome ai segni distintivi
Un primo esempio che attesta che la distopia dell’isola è ispirata al regime nazista è rappresentato dal fatto che l’identità dell’altro viene negata confutandone il nome e attribuendo solo un segno distintivo. In uno dei passaggi essenziali del libro si descrive esattamente l’assenza del nome degli abitanti e l’ingiusta differenziazione fatta tra i membri della società:
«I novizi non hanno nomi. Sono chiamati “novizi”. Si riconoscono dal fatto che non hanno una W sul retro delle loro tute, ma un ampio triangolo di stoffa bianca, cucito con la punta verso il basso»[1]
Leggendo questo frammento, si nota senza dubbio l’esistenza di una somiglianza tra ciò che accade sull’isola e la discriminazione degli ebrei che dovevano indossare sui loro vestiti la stella di Davide. Proprio come nel caso degli ebrei, la cui identità fu negata a causa della loro razza considerata impura, i novizi di W vengono respinti per via della loro mancanza di esperienza.
L’incrollabile gerarchia sociale
Un altro esempio importante che indica che l’universo di W è una distopia ispirata alla realtà è rappresentato dalla disuguaglianza degli uomini e dall’impossibilità di superare le ingiuste barriere erette tra le persone. In questo caso, ciò che ha segnato il bambino può essere identificato nella separazione imposta dal regime nazista tra ariani ed ebrei.
Trasponendo questa idea nell’universo immaginario, si constata che su quest’isola animata dall’ideale olimpico, le competizioni sportive organizzate hanno sempre gli stessi vincitori e gli stessi perdenti. Dunque ci sono sempre le stesse persone privilegiate e le stesse persone screditate. In un altro passo essenziale del libro si illustra precisamente che, coloro che hanno perso una prima volta sono sempre condannati al fallimento; questo accentua la condizione di discriminazione nella società:
«Più i vincitori sono festeggiati, più i vinti sono puniti, come se la felicità degli uni fosse l’esatto opposto della disgrazia degli altri»[2]
Ma cosa si trova dietro W o il ricordo d’infanzia ?
Certamente i traumi che l’autore ha vissuto sono proiettati sull’utopia inversa identificata nel caso di questo universo immaginario. Per capire meglio cosa ha influenzato la creazione di questo mondo, dobbiamo renderci conto che la perdita dei genitori è stato l’evento più tragico della vita di Perec ed è questo che si nasconde dietro W o il ricordo dell’infanzia.
Per quanto riguarda l’assenza dei nomi in questo mondo immaginato, si può dire che, probabilmente, la fonte inconscia di questa idea è rappresentata dal fatto che l’autore non ha mai avuto accesso alla vera identità dei suoi genitori:
«Facendo le sue ricerche genealogiche, Perec scopre che suo padre si chiama Isia, lui aveva sempre creduto che si chiamasse André […] mentre sua madre Cyrla Schulevitz, [è] poi diventata Cécile»[3] – si può presumere che il bambino abbia sempre percepito la mancanza della vera identità dei suoi parenti stretti, il che ha portato l’opera alla rinuncia totale del nome e alla radicale spersonalizzazione di tutti gli individui.
Inoltre, un altro evento che influenzò l’autore-bambino dell´opera W o il ricordo d’infanzia durante il suo processo di creazione distopica è rappresentato dalla perdita di sua madre. Non avendo più il padre poiché morto in guerra, la perdita della figura materna, deportata in un campo di concentramento, lo fa diventare un orfano.
Tutto questo vissuto è riscontrabile, in effetti, dal nome dato all’isola immaginaria; la W è sempre una M capovolta, si può quindi dedurre che il nome simboleggia la relazione distrutta con sua madre. Il bambino, senza rendersi conto, dietro all’immagine della distopia di W nasconde in realtà il luogo, reale e atroce, nel quale i suoi due genitori hanno perso la vita.
L´articolo W o il ricordo d’infanzia è disponibile sul nostro magazine anche in lingua francese!
Bibliografia :
- Conte Imbert, David, « Mémoire et utopie dans W ou le souvenir d’enfance », in Thélème. Revista Complutense de Estudios Franceses, no. 16, 2001, pp. 139-150.
- Hamaide, Eléonore, « W ou le souvenir d’enfance de Perec : une autobiographie athlétique entre signe de vie et symbole de mort », in L’image de l’athlétisme et des sports à travers la littérature, Thessalonique, Édition du Laboratoire de Littérature Comparée, 2005, pp. 403-417.
- Perec, Georges, W ou le souvenir d’enfance (1975), Paris, Éditions Gallimard, coll. « L’imaginaire », 2017.
- [1] Georges Perec, W ou le souvenir d’enfance (1975), Paris, Éditions Gallimard, coll. « L’imaginaire », 2017, p. 99.
- [2] Georges Perec, W ou le souvenir d’enfance (1975), p. 110.
- [3] Eléonore Hamaide, « W ou le souvenir d’enfance de Perec : une autobiographie athlétique entre signe de vie et symbole de mort », L’image de l’athlétisme et des sports à travers la littérature, Thessalonique, Édition du Laboratoire de Littérature Comparée, 2005, p. 409.
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