La tragedia del Titanic -15 aprile 1912

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15 aprile 1912 – la tragedia del Titanic. Il transatlantico più conosciuto al mondo, unico nel suo genere, affonda alle ore 02:20 del mattino nelle gelide acque dell’Oceano Atlantico, facendo sorgere molte domande alle quali tanti non riescono ancora a dare una risposta.

Primavera 1909 – siamo in Groenlandia e un’enorme massa di ghiaccio, lunga circa un chilometro, si stacca dal fiordo ed inizia il suo cammino nell’oceano aperto. Nello stesso anno, la ditta White Star Line inizia la costruzione del più grande e lussuoso transatlantico che gli uomini abbiano mai immaginato, il Titanic. La nave ha una lunghezza di 269m ed è stata costruita con acciaio di altissima qualità.


Nel 1912 vengono venduti i primi biglietti per poter salire a bordo. Diamo un’occhiata ai prezzi:

  1. Biglietto di prima classe = 26£ per una cabina e 512£ per una suite, pari a  28000$ attuali
  2. Biglietto di seconda classe = dalle 10 alle 40 £ pari a 2200 $
  3. Biglietto di terza classe più costoso – cabina a quattro letti e con tutte le comodità = 6£ (342$ statunitensi di oggi
  4. Biglietto più economico di terza classe = 2 £

I minatori in Inghilterra avevano iniziato uno sciopero nazionale che aveva messo a rischio la partenza del Titanic. Il desiderio di partire però era molto grande, coloro che costruirono la magnifica nave volevano portare questo simbolo della potenza umana in alto mare al più presto, pertanto il 10 aprile 1912 inizia il suo viaggio inaugurale. Uno dei principali scopi era quello di raggiungere New York in 7 giorni, ma come tutti già sanno, il transatlantico ha viaggiato solo per cinque giorni.

La tragedia del Titanic  – la traversata

Per conoscere meglio la traversata, saliremo a bordo del Titanic insieme a William Thomas Stead che ci mostrerà com’era la nave e la vita durante quegli anni attraverso i suoi occhi.

William Thomas Stead è stato un noto giornalista e scrittore britannico, candidato al premio Nobel per la Pace nel 1902. E’ stato passeggero del Titanic e in un diario che teneva sempre con sé scriveva tutto ciò che vedeva.

La nave era dotata di un ristorante italiano, di una sala delle feste, una sala per ascoltare musica, una biblioteca, una sala di lettura, un giardino d’inverno con piante esotiche, una palestra, un campo da tennis, una piscina, ma anche un ospedale dotato di sala operatoria. Purtroppo l’accesso in queste sale era permesso solo ai passeggeri di prima classe.

La tragedia del Titanic – i giorni di viaggio

11 aprile 1912secondo giorno di viaggio. Conosciamo Margaret Molly Brown, meglio nota come l’inaffondabile Molly, sposa di un minatore, diventa attivista per ottenere il diritto di voto per le donne. Dopo 23 anni di matrimonio, divorzia dal marito e sale sul Titanic per poter tornare in America e assistere il nipote colpito da una malattia.

12 aprile 1912 – terzo giorno di viaggio.

L’uomo è padrone della sua vita.

William Thomas Stead si sente piuttosto ansioso riguardo la traversata della nave, pertanto confida i suoi pensieri ad alcuni passeggeri con i quali ha stretto amicizia. Nessuno sembra prenderlo sul serio. William Stead cammina sul ponte e lo vediamo guardare le scialuppe di salvataggio, sono pochissime rispetto al numero di persone presenti sulla nave. Sono 20 in totale ed una scialuppa può contenere al massimo 65 persone, in altre parole si può salvare solo la metà dei passeggeri.

Conosciamo Joseph Bruce Ismay: 50 anni, presidente e amministratore della società di navigazione White Star Line. Lui aveva il compito principale di occuparsi della sicurezza dei passeggeri, però secondo lui le scialuppe di salvataggio non erano altro che una misera formalità. Nessuno avrebbe potuto immaginare una tale atrocità. La nave aveva la fama di essere assolutamente inaffondabile.

Ritorniamo da William Stead: lo troviamo sempre sul ponte, assorto nei suoi pensieri. Questa volta ci spiega l’origine del nome che la White Star Line ha dato alla nave  Titanic. Questo nome fa riferimento ai titani della mitologia greca che hanno creduto di essere più potenti degli stessi dèi, ma sono stati sconfitti e rinchiusi nell’abisso del Tartaro.

13 aprile 1912 – quarto giorno di viaggio. Conosciamo finalmente il capitano della nave, Edward John Smith. Ha 62 anni ed è considerato estremamente competente. Il Titanic naviga con una velocità di 22 nodi, al di sotto della sua velocità massima (25 nodi), con due caldaie ancora inutilizzate. Ignorando questo fatto, il capitano non intende diminuire la velocità perché altrimenti l’arrivo nel porto di New York verrebbe ritardato. Nonostante ciò, il capitano sceglie una rotta più lunga da seguire, ma decisamente più sicura: una rotta meridionale affinché vengano evitati gli iceberg.  

14 aprile 1912 – quinto giorno di viaggio – è il giorno di Pasqua.

Il giorno in cui il Titanic vede per l’ultima volta tramontare il sole.

Giungono allarmi di presenza di ghiaccio, ma quasi tutti sono stati ignorati. Durante la sera il tempo cambia, inizia a fare molto più freddo, ma quasi tutti i passeggeri di prima classe sono all’aperto per godersi la serata.

La tragedia del Titanic – l’impatto con l’iceberg

Ore 21:40, 84 km di distanza tra il Titanic e l’iceberg. Quest’ultimo è stato segnalato, ma purtroppo viene ignorato perché il telegrafista è impegnato ad inviare messaggi privati dei passeggeri.

La notte del 14 aprile è silenziosa e senza luna a nord nell’Oceano Atlantico. Una notte eccezionalmente calma.

Ore 23:40, l’impatto con l’iceberg. La parte sommersa dell’iceberg apre uno squarcio di circa 90 m a dritta sullo scafo del Titanic. E’ così che lo squarcio sotto la linea di galleggiamento del colossale transatlantico mette fine alla lunga catena di fatali errori, coincidenze, incomprensioni e ambizioni umane.

Si allagano cinque compartimenti a causa della collisione; la nave può restare a galla con quattro compartimenti di prua, ma non cinque. In questo modo l’acqua inizia a salire e tutto quello che l’uomo ha cercato di creare, finisce sul fondo dell’oceano. Tutto questo processo è durato molto poco, all’incirca due ore.

Esistono due tipi di razzi di segnalazione: quelli a luce bianca che vengono usati come segnali di avvertimento e quelli a luce rossa, che vengono usati come segnali di emergenza, di richiesta di aiuto. Il Titanic non disponeva di razzi rossi, pertanto furono utilizzati solo quelli bianchi.

Il transatlantico non era completamente solo nell’oceano, c’erano altre navi, alcune non molto lontane da lui: il Californian, il Burma, il Virginia, il Frankfurt e il Carpathia. Tra tutte queste navi, la sola a giungere in soccorso fu il Carpathia. Andava ad una velocità di 17 nodi e sarebbe potuta arrivare in circa quattro ore, tempo in cui il Titanic sarebbe già affondato.

Il segnale SOS, inviato per la prima volta dal Titanic, è formato da tre punti – tre linee – tre punti. SOS non è un acronimo, bensì una sequenza di tre lettere adatte ad essere trasmesse in codice morse. Ulteriormente, divenne un acronimo a cui vennero associate diverse interpretazioni popolari, ad esempio “Save Our Ship”, “Swim Or Sink”, “Save Our Souls” ecc.

I passeggeri vennero disposti molto lentamente nelle scialuppe di salvataggio per evitare il panico, e furono imbarcate prima le donne e i bambini. Molte delle scialuppe lasciarono la nave con numerosi posti vuoti, ad esempio su una scialuppa c’erano solo 12 persone su una capacità di 65. Piano piano il panico iniziò ad instaurarsi tra le persone e gli ufficiali persero il controllo della folla.

La tragedia del Titanic – l’affondamento

02:10 – cade il primo fumaiolo e il ponte di comando è completamente sommerso. La poppa è sollevata in aria e le luci sono ancora accese.

02:15 – la poppa si innalza a 60m sull’acqua con le eliche completamente in vista.

02:18 – lo scafo della nave si spezza tra il terzo ed il quarto fumaiolo. La sezione di prua affonda immediatamente, quella di poppa si posiziona in verticale.

02:20 – la sezione di poppa del Titanic affonda completamente. Il relitto della regina degli oceani, il transatlantico più sicuro al mondo, si inabissa ad una velocità di 20 nodi.

Quasi mille persone si ritrovarono in acqua, ma delle 2200 persone si salvarono solo 710. Gli altri 1490 passeggeri morirono, chi di ipotermia, chi sulla nave, chi annegato. Delle 20 scialuppe, solo una ritornò a salvare le persone, morte di ipotermia.

Durante la giornata del 15 aprile, sulla stampa, la tragedia del Titanic è stato il principale tema di discussione e in molti si sono posti la domanda “Di chi è stata la colpa?

Ci sono state tante ipotesi: “se la nave fosse stata dotata di un sistema di resistenza all’allagamento, avrebbe potuto prendere il normale assetto e attendere con calma l’arrivo dei soccorsi. Se il Titanic avesse avuto a bordo i razzi di segnalazione rossi, il Californian sarebbe potuto arrivare molto più velocemente sul luogo del naufragio, perché poco distante dal Titanic. Se sulla nave ci fosse stato un maggior numero di scialuppe, tutti i passeggeri sarebbero stati fatti evacuare e se fosse stata rispettata la capacità di ognuna, molta più gente si sarebbe potuta salvare.”

Erano troppi “se” che non potevano più realizzarsi dato che il danno ormai era fatto.

Ripercorrendo la triste vicenda della tragedia del Titanic, abbiamo immaginato di salire anche noi su una scialuppa di salvataggio, abbiamo osservato il naufragio da una certa distanza, per non essere poi assorbiti nel pericoloso vortice dell’inabissamento della nave. Dopo essere stati soccorsi dal Carpathia, sapevamo che non saremmo stati più gli stessi.

Non avevamo riportato ferite fisiche, visibili, eppure eravamo distrutti. Come tutti gli altri sopravvissuti, anche noi abbiamo lasciato una parte di noi stessi su quella nave: una parte vitale. Senza quella, adesso vaghiamo nel vuoto. Se tornare indietro fosse stata un’opzione, molte cose sarebbero andate diversamente, eppure, cercare di salvare qualcosa destinato a naufragare non avrebbe risolto niente. Il richiamo delle onde era come un ritorno alla pace. Una tragedia per molti, ma un momento di pace per uno solo.   

Qui potete vedere la scena tratta dal film “Titanic” diretto da James Cameron, in cui la nave affonda.

Si dice che il mare può essere un amico, ma anche il nostro peggior nemico. In questo articolo conoscerete la storia di due giovani che hanno trascorso parecchi giorni nell’oceano lottando per la sopravvivenza.

Fonti:

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